Da www.ticinonews.ch del 13 Marzo 2019

Giornalmente io e tanti miei colleghi volatili (piloti e membri d’equipaggio) abbiamo la possibilità di avvicinarci e circumnavigare in volo i territori agricoli e naturali nella zona delle Bolle di Magadino. Permettetemi quindi di affermare che godo di un punto d’osservazione privilegiato, in prima fila, per valutare quanto succede ogni giorno all’interno di questa area.

La meraviglia comincia la mattina quando arrivo sul posto di lavoro… decine di Aironi Cenerini mi osservano dai prati dell’aeroporto, coscienti del fatto che se ne possono stare li tutto il giorno a godersi la brezza, perché sono io con l’elicottero che ci dovrò girare attorno… so già che loro di sicuro non sprecano energie a spostarsi, loro sono i padroni indiscussi dei prati dell’aeroporto.

Nel frattempo decollo con il primo studente pilota non senza avergli prima ricordato che eventuali volatili sulla traiettoria di volo vanno schivati verso l’alto. Giunti sulla pista in erba vediamo una volpe che sta terminando la sua colazione,   miei pensieri sono con la povera talpa che non aveva probabilmente previsto di iniziare la giornata venendo mangiata… modifichiamo il programma degli esercizi per non avvicinarci troppo. Dopo qualche attimo ci accorgiamo che la volpe, incuriosita, si è avvicinata di soppiatto e ci osserva con la testa inclinata pensosamente di lato, lasciando sventolare la pelliccia nel nostro cuscino d’aria. Segno che è tempo di lasciare gli esercizi in effetto suolo e passare al programma in quota, non senza aver prima sorvolato uno storno di pigri corvi accovacciati a caccia di chissà cos’altro di commestibile c’è in pista (parrebbe che i lombrichi siano una prelibatezza).

Intanto che saliamo e lo studente si cimenta con procedure e controlli, una domanda mi sorge spontanea: come ha fatto la stazione ornitologica di Sempach a confermare uno studio germanico che precisa che il semplice vogare delle pagaie già ad un chilometro dalla zone di protezione degli uccelli è fonte di disturbo per gli stessi?

Giusto per elencare qualche altro rumore anche un po’ più forte delle pagaie, osservo le due ferrovie che da Cadenazzo si dipartono verso Locarno a nord e verso il Gambarogno a sud, come pure le cinquantamila autovetture che percorrono giorno e notte le strade parallele alle due ferrovie. Oppure i più di diecimila abitanti delle zona che attornia le Bolle, senza dimenticare  le centinaia di migliaia di turisti che pernottano nei campeggi rispettivamente usufruiscono del centro sportivo nazionale di Tenero ogni anno.

Da ingegnere e pilota sono abituato a ragionare in termini concreti e diretti e arrivo ad una semplice conclusione: quale avifauna è effettivamente presente alle Bolle? Sicuramente non quella più sensibile la rumore delle pagaie ed, ancor meno, dei treni e delle auto che da un secolo caratterizzano il paesaggio sonoro delle Bolle di Magadino ? Questa semplice conclusione stride con le tesi di chi ci ha sempre propinato che le Bolle di Magadino sono una cattedrale internazionale per l’avifauna e ogni sforzo fa fatto per diminuire le attività umane che la disturbano.

Inoltre questa tesi, di un estremismo verde quasi religioso, stride ancora di più se facciamo un raffronto con la forte presenza di avifauna nelle risaie del Novarese,  caratterizzate da una densità ben maggiore di  strade provinciali, autostrade, l’aeroporto di Malpensa e la Base aerea militare di Cameri. In quella zona aironi e cicogne sono presenti e nidificano senza problemi perché la superficie è molto più grande del piano di Magadino e, soprattutto, vi trovano il nutrimento che non trovano nelle piccole Bolle, che non solo sono piccole, ma ospitano pure alcune discariche ora poco visibili, ma note agli addetti ai lavoro.

In sintesi, come anche osservato da altri studiosi non legati a determinati ambienti, l’avifauna si è adattata da tempo al rumore e alle attività umane.

Usciamo dunque dal dibattito scientifico che vi ho riassunto perché il valore delle Bolle non è principalmente legato all’avifauna, ma soprattutto al suo aspetto paesaggistico di riva lago naturale non occupata dall’urbanizzazione dello scorso secolo. La tanto vituperata classe politica delle precedenti generazioni di locarnesi ha colto questa peculiarità delle Bolle limitando la grande bonifica agricola al territorio occupato già dagli anni trenta dall’aeroporto di Locarno, aeroporto che da quei tempi ad oggi ha contato oltre quattro milioni di movimenti aerei.

Quella che in certi ambienti si continua a chiamare la cattedrale dell’avifauna continentale in verità tale non è. E se va ringraziato qualcuno per la situazione attuale non è sicuramente la decina di inventari federali istituiti dalla Confederazione negli ultimi trent’anni, forse elaborati su basi fattuali un po’ fragili, ma la politica cantonale e comunale di pianificazione del territorio in quel comparto degli anni cinquanta e sessanta.

Questa considerazione non va passata sotto traccia e spero che la politica sappia nei prossimi anni recepire questa distorsione del sistema che da troppo spazio (e soldi pubblici) a letture di comodo da parte di certi ambienti che ne approfittano direttamente, e che non sono fondate su realtà fattuali.

Se dunque le pagaie fanno troppo rumore qualcuno lo dovrà spiegare ai cittadini. Come pure si dovrà spiegare dove è l’avifauna affamata mai vista, se non per lo stormo di cicogne che alcuni mesi fa è transitato in via eccezionale  nel piano di Magadino per un paio di giorni. E si dovrà spiegare perché si vuol persistere nel vietare in modo estremistico qualsiasi tipo di attività a suon di costosissimi studi, dal valore scientifico più che mai discutibile.

E’ giunto il momento di rivedere l’ordinanza cantonale delle Bolle e quella federale degli uccelli migratori. Io non ho dubbi in merito e se sarò eletto nel Parlamento cantonale lavorerò per correggere questi errori di sistema.

E’ oramai ora di rientrare all’aeroporto, in corto finale (appena prima di arrivare sulla pista) sotto di noi alcuni rapaci si cimentano in un volo acrobatico modalità combattimento aereo con uno stormo di uccellini più piccoli. Per precauzione deviamo dalla nostra traiettoria, voglio godermi questo spettacolo e nel contempo non voglio avvicinarmi troppo… e dopo l’atterraggio, rullando verso la nostra aviorimessa, ritrovo l’airone cenerino che rispetto ad un’ora fa ha semplicemente cambiato di qualche metro la sua posizione, e si sta esercitando in esercizi di contorsionismo del collo per seguire il nostro elicottero. Durante la discussione dell’esercizio, ribadisco allo studente quanto sia importante il rispetto della natura e specialmente della fauna. Lo faccio con convinzione anche senza essere un estremista ambientalista.

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